martedì 30 ottobre 2012

Sandy l'uragano elettorale

Poche cose possono nuocere a un presidente come la cattiva gestione di un'emergenza.
Nulla fece arrabbiare gli americani con George Bush quanto la catastrofe (organizzativa, non naturale) di Katrina a New Orleans.

Prendendo quello come termine di paragone, è facile che Barack Obama ne esca a testa alta. Il suo ex rivale John Mc Cain ieri ha detto di essere sicuro che saprà essere all'altezza del suo ruolo e mostrare la leadership di cui il paese ha bisogno in questi momenti, ma anche se il presidente salvasse a nuoto vecchi e bambini e riallacciasse in men che non si dica tutte le linee elettriche, non è detto che guadagnerebbe molti voti.



Se Sandy fosse arrivata prima, Obama avrebbe potuto uscirne come il comandante in capo presente e partecipe, lasciando un'impressione positiva su quella parte di elettorato che quattro anni fa tifava per lui e oggi è delusa. Sarebbe stato un modo per riconquistare la loro fiducia, ma a una settimana esatta dalle elezioni, è semplicemente troppo tardi. Non ci sono più così tanti indecisi in giro, la gente ha preso una decisione basandosi su rilancio dell'economia, tasse e via dicendo.

E a rimetterci potrebbe essere proprio lui. La maggior parte delle zone colpite da Sandy sono un consolidato bacino democratico, ma ci sono anche stati in bilico come la Virginia, dove il successo di Obama dipende dall'affluenza e dal numero di elettori che si riescono a portare alle urne in anticipo. Ma le strade allagate, gli alberi caduti e le linee elettriche saltate non aiutano.
Soprattutto perchè rischiano di restare rintanati in casa le persone meno abbienti, quelle che non hanno una macchina e che si spostano con i mezzi pubblici. Proprio quelli che votano per Obama.


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